I
Mardi Gras sono un gruppo romano, ma con la cantante dal sangue
irlandese Claudia McDowell, che sono da poco usciti con un disco dal
titolo Among the
streams,
immagine tratta dalla poesia di Yeats Men
improve with years
messa in musica in questo disco. Si tratta di un lavoro di pop-rock
molto ben arrangiato in cui a farla da padrona è la voce femminile,
che guida sapientemente i brani decidendo dove devono crescere e dove
invece possono calmarsi. Gli altri strumenti, in primis la batteria,
le vanno ordinatamente dietro in arrangiamenti ben curati dove le
chitarre sono pulite e le tastiere fanno da contorno mai invadente,
ottimo esempio di una musica melodica e ben suonata che ricorda un
po' anche le ultime opere di Stuart Murdoch sia con i Belle &
Sebastian che con l'altro suo progetto God Help the Girl
I
brani melodicamente più convincenti sono l'iniziale Song
from the end of the world e
Ballad of love,
che bene si appiccicano nella memoria dell'ascoltatore. La seconda in
particolare ricorda molto lo stile dei Jefferson Airplane del '69.
Scarecrow in the
snow avrebbe
avuto forse bisogno di un'interpretazione vocale più aggressiva
della voce mentre un punto a favore va alla voce del saltellante
“country da ballo” di Shine
con un finale scanzonato che dona spontaneità ad un pezzo che, come
il resto dell'album, è molto ordinato e ben prodotto (e forse qui ci
sarebbe stata meglio una maggiore confusione!). Altre parole da
spendere vanno sicuramente per la già citata Men
improve with years su
cui canta anche il cantante irlandese Liam O'Maonlai; l'inizio e la
fine del brano ricordano, soprattutto per la chitarra Halloween
Parade
di Lou Reed, mentre il testo di Yeats è ben interpretato. Molto
bella la presenza di O'Maonlai nella seconda parte della canzone,
fino al finale lasciato solo a lui. Land
of hope and dreams
non sembra neanche un pezzo di Springsteen, la chitarra piuttosto
ricorda gli ultimi U2 (soprattutto il singolo I'll
go crazy if I don't go crazy tonight)
mentre l'arrangiamento e l'interpretazione sono coerenti con il resto
del disco. Anche il testo è in linea con i temi positivi dell'album:
dalla forza dell'amore del brano iniziale agli auguri di Hard
to believe.
Bello anche il finale lasciato ad uno sguardo speranzoso al cielo con
Satellites and
me;
il brano ha un assolo pulito alla Brian May e una coda strumentale
che fa da bella conclusione, con il suo cambio di tempo, a questo
disco di un gradevole pop-rock.
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