Ascoltando un nuovo
lavoro degli Afterhours bisogna tenere presenti almeno queste
semplici verità: ogni disco degli After non è mai identico al
precedente, ogni disco degli After anche se vario ha una sua forte
coerenza interna.
Quali
sono allora le caratteristiche di Padania? Basta leggere i musicisti
e gli strumenti che sono elencati nel libretto per capire che si
tratta di un lavoro musicalmente molto denso; la principale notizia è
quella del ritorno di Xabier Iriondo, il rumoroso chitarrista che
tanto ha fatto su Pop kills your soul
e sui primi tre dischi in italiano. Non c'è tuttavia un ritorno al
revival del suono della metà degli anni '90; le chitarre e gli altri
strumenti si intrecciano in una maniera totalmente nuova che è
quella del patchwork: molti pezzi hanno continui cambi di tempo, riff
che si intrecciano, voci che si rispondono (Ci sarà una
bella luce, Giù nei
tuoi occhi, Spreca una
vita, Io so chi sono).
Questo è quello che spiazza rispetto ai lavori precedenti e ci
vogliono un po' di ascolti per accettare la nuova forma espressiva
anche al di là del fatto che alcuni pezzi del patchwork sono
migliori di altri più discreti. Manuel Agnelli vocalmente è molto
in forma, riesce ad alternare diversi modi di cantare e la migliore
prova della sua tecnica la dà nell'iniziale Metamorfosi
che fa venire in mente Demetrio Stratos; tuttavia aver allargato così
tanto lo spettro espressivo non ha avuto solo effetti positivi:
quando sputa parole in un tono basso a volte non sembra molto
convincente e questo crea un ulteriore effetto spiazzante,
considerata la sicurezza con cui mescolava ironia e rabbia nei primi
dischi in italiano.
Tra
i brani che hanno una struttura più tradizionale spicca per la sua
potenza il primo singolo La tempesta è in arrivo,
mentre la rumorosa Fosforo e blu
si butta troppo facilmente in casino (un po' come nel disco
precedente faceva Neppure
carne da cannone per Dio).
Altro elemento forte del disco sono le canzoni in cui c'è molta
chitarra acustica: Padania,
Costruire per distruggere,
Nostro anche se ci fa male e
La terra promessa si scioglie di colpo sono
degli autentici capolavori; sono anche alcuni dei brani in cui i
testi sono meglio articolati e più memorabili (“ma tu hai imparato
ad amare il tuo dolore/ piuttosto che non amarmi più” da Nostro
anche se ci fa male).
I
testi poi meritano un discorso a parte: Padania
non è un disco che parla di politica; per gli After ogni discorso
che riguarda la collettività parte sempre dal sentire personale,
“c'è una dittatura/ perché c'è qui dentro me”, dalla
consapevolezza che la verità è che la gente sta male. Con questo
lavoro ci troviamo dentro un Paese allo sfascio: “cadremo tutti e
poi festeggeremo la liberazione dal nostro dovere” in cui si può
avere un sogno ma poi “non ricordi cos'è che vuoi” , in cui
“fare parte della gente/ senza appartenere a niente”, “siamo un
pubblico che spia un incidente”.
Preparatevi
ad ascoltare un lavoro non facile, con alcuni momenti brutti che
dovrete sapere distinguere da quelli belli; un disco che vi metterà
alla prova come ascoltatori.
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