Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini è un romanzo interessante da leggere perché ci dà un'idea del panorama letterario italiano tra la fine degli anni '30 e i primi anni '40. Il romanzo viene infatti elaborato e pubblicato su rivista tra il '38 e il '39 per uscire poi in volume nel 1941.
Il libro racconta il ritorno in Sicilia del trentenne Silvestro, assente da casa da quindici anni. L'uomo sta attraversando una crisi esistenziale, si sente preda di astratti furori e i suoi incontri e le sue conversazioni con diversi personaggi gli mostreranno modi differenti di relazionarsi al Mondo. Il Mondo nell'Italia dell'epoca significa fondamentalmente il regime fascista con cui Vittorini stesso, da giovane scrittore inserito nella sua epoca, deve fronteggiarsi. Dal romanzo traspare la necessità di risolvere i problemi del mondo, la volontà di andare oltre l'indifferenza della società borghese, nonostante la paralisi personale che blocca il protagonista. Vittorini aveva trovato la propria idea di impegno nella società già da molti anni: era il Fascismo nella sua componente strapaesana, quello aggressivo e profondamente antiborghese, vicino ai lavoratori. Tuttavia adesso qualcosa non funziona più nei suoi ideali, Vittorini cerca una rivoluzione, provoca il lettore del 1941 parlando del nonno di Silvestro e dell'arrotino socialisti, di bandiere rosse ma tutto rimane un simbolo. Vittorini continua a lavorare per il regime e nei primi anni '40 viene mandato a Weimar a un congresso culturale organizzato dagli amici tedeschi. L'idea di rivoluzione contro la vita quotidiana è sempre stata ben viva nella cultura fascista e lo scrittore qui, come in Il garofano rosso, la sposa in pieno.
Per rendere giustizia all'astrattezza delle idee che si muovono dentro lo scrittore, il romanzo utilizza personaggi simbolici e situazioni oniriche come era successo nelle ultime opere di Pirandello o nella poesia ermetica: abbiamo così il Gran Lombardo, che testimonia l'impegno al servizio di più alti ideali o l'incontro con il fratello morto nel cimitero e con il padre a casa. Dal punto di vista dello stile poi, Vittorini divide la storia in capitoli brevi mentre i dialoghi sono ripetitivi come nella tradizione americana che proprio in quegli anni stava approfondendo. I ragionamenti inconcludenti con la madre (come quello sullo spaesamento del cinese in Sicilia) sono un buon esempio delle caratteristiche dell'opera: lo scrittore ci dà un dialogo noioso da leggere e inconcludente, ma non ha di meglio da fare e dunque ce ne dà testimonianza. Opera di crisi dunque, Conversazione in Sicilia, rimane comunque un romanzo da leggere perché ben identificativo di un'epoca. Il dibattito critico sul romanzo nel dopoguerra rappresenta poi un capitolo interessante della storia letteraria italiana, ma questo va oltre la recensione dell'opera.
Il libro racconta il ritorno in Sicilia del trentenne Silvestro, assente da casa da quindici anni. L'uomo sta attraversando una crisi esistenziale, si sente preda di astratti furori e i suoi incontri e le sue conversazioni con diversi personaggi gli mostreranno modi differenti di relazionarsi al Mondo. Il Mondo nell'Italia dell'epoca significa fondamentalmente il regime fascista con cui Vittorini stesso, da giovane scrittore inserito nella sua epoca, deve fronteggiarsi. Dal romanzo traspare la necessità di risolvere i problemi del mondo, la volontà di andare oltre l'indifferenza della società borghese, nonostante la paralisi personale che blocca il protagonista. Vittorini aveva trovato la propria idea di impegno nella società già da molti anni: era il Fascismo nella sua componente strapaesana, quello aggressivo e profondamente antiborghese, vicino ai lavoratori. Tuttavia adesso qualcosa non funziona più nei suoi ideali, Vittorini cerca una rivoluzione, provoca il lettore del 1941 parlando del nonno di Silvestro e dell'arrotino socialisti, di bandiere rosse ma tutto rimane un simbolo. Vittorini continua a lavorare per il regime e nei primi anni '40 viene mandato a Weimar a un congresso culturale organizzato dagli amici tedeschi. L'idea di rivoluzione contro la vita quotidiana è sempre stata ben viva nella cultura fascista e lo scrittore qui, come in Il garofano rosso, la sposa in pieno.
Per rendere giustizia all'astrattezza delle idee che si muovono dentro lo scrittore, il romanzo utilizza personaggi simbolici e situazioni oniriche come era successo nelle ultime opere di Pirandello o nella poesia ermetica: abbiamo così il Gran Lombardo, che testimonia l'impegno al servizio di più alti ideali o l'incontro con il fratello morto nel cimitero e con il padre a casa. Dal punto di vista dello stile poi, Vittorini divide la storia in capitoli brevi mentre i dialoghi sono ripetitivi come nella tradizione americana che proprio in quegli anni stava approfondendo. I ragionamenti inconcludenti con la madre (come quello sullo spaesamento del cinese in Sicilia) sono un buon esempio delle caratteristiche dell'opera: lo scrittore ci dà un dialogo noioso da leggere e inconcludente, ma non ha di meglio da fare e dunque ce ne dà testimonianza. Opera di crisi dunque, Conversazione in Sicilia, rimane comunque un romanzo da leggere perché ben identificativo di un'epoca. Il dibattito critico sul romanzo nel dopoguerra rappresenta poi un capitolo interessante della storia letteraria italiana, ma questo va oltre la recensione dell'opera.
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