Cristo si è fermato a Eboli è il memoriale in forma narrativa degli anni che il pittore Carlo Levi ha passato al confino nel paesino lucano di Agliano, chiamato Gagliano nel libro. Levi racconta le sue vicende all'interno di un paese in cui pesa molto la mentalità piccolo-borghese fatta di ripicche e giochi di potere tra i potenti del luogo. Chi ha il potere cerca di tenerlo nonostante l'incompetenza (i medici), screditando i concorrenti (come don Trajella o i delittuosi intrighi della farmacista) e tutto questo succede nella più completa miseria, in mezzo a luoghi malarici e con la più assoluta lontananza dello Stato. Levi analizza quella che è poi la questione meridionale con un senso di vicinanza nei confronti dei contadini, comprende totalmente il loro punto di vista nei confronti delle autorità costituite: lo Stato non c'è e se c'è non è presente per risolvere i problemi, ma solo per crearne di nuovi. I contadini sono parte di un mondo altro e lontano dalla civiltà: anche coloro che erano stati in America, appena tornati nel paese, ritornano alla condizione in cui vivevano prima. Questa è una società che vive di contrasti che tuttavia convivono tranquillamente in un equilibrio tutto loro: Levi, negli anni di confino, svolge anche l'attività di medico in seguito alle insistenze dei poveri che si rendono conto delle sue competenze (aveva studiato Medicina, nonostante non avesse mai operato la professione); però ogni persona ha degli amuleti e accompagna le cure del medico con la loro medicina magica fatta di formule misteriose e di rituali che le "streghe" del paese conoscono bene. Tuttavia nel momento in cui gli viene revocata la condanna e Levi può tornare a Torino, i contadini si lamentano contro lo Stato che, come ulteriore beffa, ha tolto loro l'unica persona che teneva alle loro esigenze.
In questo mondo la Storia riesce ad entrare poco; ci sono le adunate convocate per obbligo dal podestà don Luigino, ma la guerra di Etiopia riesce a fare arruolare un solo paesano e le opere di bonifica del Regime non arrivano nelle terre malsane della Lucania. Mi sembra significativo che, narrando questo mondo senza tempo e senza Storia, gli unici grandi cambiamenti del paese, come l'arrivo della primavera con il suo strano verde o quello di don Pietro Liguari che vuole riportare il cristianesimo nel paese, si verifichino di botto durante l'assenza di pochi giorni di Levi dal paese: Gagliano, pietrificata in una condizione di miseria fuori dal tempo, non poteva mostrare in maniera esplicita segni di cambiamento, è necessario allontanarsi e trovarli già compiuti, quasi in maniera magica. I fatti della Storia, che avevano trascinato Levi in Lucania per attività antifascista, ricompaiono con la presa di Addis Abeba per riportarlo fuori da quel mondo: il regime infatti per celebrare la presa della città etiope concesse a quasi tutti i confinati la grazia di ritornare nelle loro città.
Uscito nel 1945, Cristo si è fermato a Eboli è una lettura importantissima e piacevole per guardare con umiltà a un'Italia dolorante ma viva, che non può permettersi neanche oggi di giudicare con superiorità chi vive in condizioni di povertà. Bisogna ricordare che quelle situazioni di estremo disagio (bambini con le mosche in faccia e le facce gonfie, mancanza di istruzione, mentalità magica) che oggi noi colleghiamo a Paesi lontani o agli immigrati che vivono in quartieri disagiati, non troppo tempo fa erano la normalità per molti abitanti della nostra Italia
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