Per produrre e vendere il
loro secondo Ep, Forselandia,
i torinesi Il terzo istante
hanno scelto la formula del crowd funding tramite il sito
Musicraiser. Che cosa è il crowdfunding? Un metodo di finanziamento
per il quale il gruppo mette sul mercato il proprio progetto musicale
e l'ascoltatore incuriosito o interessato paga la produzione e la
distribuzione del disco con una quota, ottenendo in cambio poi il
progetto finito. Nell'epoca di internet come veicolo dove trovare
gratuitamente ogni prodotto musicale, questa formula garantisce una
certa entrata economica e inoltre segna un grosso cambiamento
concettuale: tu non paghi solo la musica (che tanto se ci sai un po'
fare troveresti anche gratis), ma paghi lo sviluppo di un'idea. Il
futuro è qui.
Come
già per il precedente Come ti senti?,
i brani proposti sono quattro, suonati dalla atipica formazione a tre
chitarra, tastiere, batteria. La registrazione del disco è molto ben
fatta, i fischi della chitarra nell'iniziale Il
primo difetto
conferiscono una grande energia all'incedere del pezzo, che vive
molto bene dell'equilibrio tra tastiere e chitarra ma è la
conclusiva Forselandia
a
essere il vero gioiello che dimostra una gran sicurezza dei mezzi
offerti dallo studio di registrazione, dal computer e chissà da
quali altre diavolerie (piccolissimo difetto: l'eco della voce nella
prima parte del brano in un paio di punti risulta un po' fastidioso
se ascoltato in cuffia): qui chitarra, voce, tastiera e batteria non
parlano con la loro voce naturale, ma sono coperte da effetti che
avvicinano il brano agli ultimi lavori dei Radiohead, dove le
percussioni lavorano anche da parti melodiche e dove gli effetti la
fanno da padrona, mentre l'assolo finale compare un po' come in
Madness
dei Muse: proprio un bel lavoro! C'è
chi non muore è
una ballata retta dal piano nella prima parte e rinforzata dalla
chitarra nella seconda; qui ritorna il tema della noia,
dell'insoddisfazione e più in generale dell'identità. Ogni
cosa è di tutti è
un brano musicalmente solare, il cui testo va oltre al solito “tu”,
protagonista polemico di tanti pezzi del gruppo: qui ci si rivolge ad
un “voi” della generazione precedente, per mettere in evidenza le
contraddizioni e le ipocrisie.
Un
ascolto assolutamente consigliato, per avere un ulteriore prova che
il rock è vivo anche in Italia, anche se è spesso lontano dai
canali ufficiali.
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