L'ultimo dio è l'ennesimo rendimento di grazie che Emidio Clementi offre all'opera di Emanuel Carnevali. Ordiniamo un po' le cose affinchè l'inizio di questa recensione sia comprensibile a tutti. Emidio Clementi è il cantante dei Massimo Volume, nel corso della sua carriera artistica ha anche scritto racconti e romanzi, oltre ad avere prestato la voce ad altri progetti musicali. Nel secondo album del gruppo è pubblicata una canzone intitolata Il primo dio, proprio come un romanzo di un oscuro autore di primo '900, appunto Emanuel Carnevali. Carnevali era un emigrante italiano che negli Stati Uniti, tra un lavoretto e l'altro, iniziò a scrivere in inglese (imparato, secondo la leggenda, dai cartelli pubblicitari sparsi per New York) poesie ed altri testi, diventando amico di scrittori ed intellettuali come Ezra Pound.
Ora che tutto può risultare più chiaro ecco che si può parlare del libro. Volutamente non l'ho ancora definito romanzo e non gli ho appiccicato etichette, perchè è difficile farlo. Il protagonista è Emidio Clementi stesso e le altre persone che sono entrate in contatto con lui sono chiamate con nome e cognome: un'autobiografia dunque? No, perchè il taglio è comunque quello del romanziere che sceglie solo gli episodi più importanti e li dispone nella maniera narrativamente più convincente. Le vicende della famiglia di Clementi sono ripercorse andando avanti e indietro nel tempo, così come il pellegrinare del protagonista verso la Svezia e poi l'Inghilterra. La fuga di Clementi lontano dalle responsabilità e dalla famiglia distrutta dai debiti fa tappa poi a Bologna, dove il cliente del ristorante presso cui lavora gli regala la copia di un libro e gli lascia un consiglio: "leggilo, parla di uno come te". Il libro è Il primo dio e nella vicenda di Carnevali, Clementi trova spiegata tutta la sua vita: "improvvisamente, allora, mi rendo conto che dentro quei lavori del cazzo a cui immolo la maggior parte del tempo, se solo riuscissi a scorgerla, c'è scritta anche la mia storia; che in quello che ho vissuto, c'è tutto quello che devo dire". Si tratta di un'illuminazione che consente a Clementi di prendere atto di tutto quello che gli è successo, che gli dà la forza per guardarsi intorno e raccontare ciò che vede. Dopo la lettura (e dopo che sa che il fratello scrive racconti), Clementi inizia a scrivere racconti e poi a provarli, come canzoni, con il gruppo in cui suona. E qui il libro prende ancora un'altra piega, perchè il Clementi personaggio si appassiona alla figura di Carnevali, va nel paese in cui lo scrittore ha vissuto cercando ogni informazione possibile nella biblioteca del luogo e il Clementi scrittore registra questa passione. Alcuni dei capitoli finali sono ricostruzioni della vita di Carnevali (o fantasticherie), stralci di lettere di altri scrittori: insomma un esempio di critica letteraria amatoriale fatta da un vero appassionato. Il libro però non si chiude così: prima ci sono i ricordi dei primi tour dei Massimo Volume, con alcune pagine che potrebbero benissimo venire pubblicate in una rivista musicale e un finale romanzesco, con l'ingresso in scena di uno dei personaggi maggiori delle storie cantate da Clementi con il suo gruppo: Rigoni. La pragmatica saggezza di Rigoni chiude il libro con la considerazione che la figura di Carnevali è stata un tramite che ha consentito di dire cose che, comunque Clementi aveva già dentro.
L'ultimo dio è un libro interessante ma non un capolavoro proprio per questa sua costruzione composita, per i suoi molteplici centri; la parte biografica è superiore a quella critica ed entrambe sono meglio amalgamate tra di loro rispetto alla cronaca dei concerti. Comunque racconta una storia piena di verità e questa è la grande forza di Clementi; è un libro che di sicuro deve essere letto da ogni appassionato dei Massimo Volume, ma può non essere un libro per tutti
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