Il 12 gennaio sul blog dei Fine Before You Came sono comparse due canzoni. Così, senza alcun preavviso. Come è abitudine del gruppo, i brani sono stati resi da subito disponibili per lo scaricamento gratuito, mentre tra un paio di settimane chi vuole potrà comprarsi l'edizione fisica in 12".
Cercando di parlare di questi due pezzi nasce la prima difficoltà terminologica: come definire questo lavoro? Ep, singolo, minialbum? Potrei semplicemente, come fa il gruppo nelle note di presentazione alle canzoni, definirle come "due pezzi nuovi" registrati da pochissimo (dicembre 2013!), e già che sono in vena tassonomica dico pure che non c'è da cercare troppe definizioni per il genere che i FBYC fanno (emo? emocore? post-rock? post-punk? post-hardcore? screamo? screamocore? non siamo ridicoli: il gruppo fa una musica rock che cerca nuove soluzioni strutturali, guardate quale delle precedenti definizioni vi sembra più calzante).
Il primo dei due brani è Angoli, un lungo brano di più di 10 minuti cantato con voce dolente e dall'incedere lento che non arriva mai ad un culmine rabbioso o energico. Il testo si snoda per tutta la durata della canzone, con molte ripetizioni e con un profondo senso di rinuncia, di cercare di salvare il salvabile: "spegniamo tutto, restiamo soli, non pensiamoci più / ma cerchiamoci ovunque / facciamolo adesso che domani non c’è"; la canzone è in bilico tra il desiderio di fare qualcosa e il senso di paralisi, di isolamento. Siamo in un'Italia attraversata dalla crisi economica, ma non si parla di quella crisi: Quassù c'è quasi tutto sarebbe potuto nascere anche in un momento di grande prosperità, di questo sono sicuro, perché nel disagio, nella lentezza e nell'insoddisfazione di questo lavoro non ci sono solo i motivi economici. La successiva Distanze parla di un rapporto personale che già parte male "Ve lo avevo detto che se ci sfioravamo facevamo un danno", di un qualcosa che va bene così come è, perchè tanto meglio non sarebbe potuto essere (anche Dura, presente nel lavoro dell'estate scorsa, Come fare a non tornare, aveva questo tema). Dalla parte centrale la progressione del brano si fa più aggressiva, per poi calmarsi nuovamente nell'ultimo minuto.
Il lavoro non è immediato e ha bisogno di più ascolti per essere ben metabolizzato, questo lo so già: dopo un paio di giorni lo stato d'animo prevalente che comunica è l'arrendevolezza, la rinuncia; c'è poca energia per reagire. Tra qualche ascolto magari metterò nuovamente mano a questa piccola recensione per aggiungere nuovi particolari che si sono messi in evidenza col tempo.
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