Quando un libro inizia con "nè l'una nè l'altra delle sorelle Grimes avrebbe avuto una vita felice" sai già cosa ti troverai di fronte. Yates compone un romanzo realista al 100%, senza concessioni sentimentali anche se l'argomento è profondamente sentimentale: si seguono infatti per circa cinquant'anni le vicende di due donne che scelgono due opposti modi di vivere la propria femminilità: Sarah si sposa con il vicino di casa Tony Wilson, la cui famiglia aveva tanto piacevolmente impressionato la madre Pookie, mentre Emily continua a saltare di uomo in uomo, non trovando mai una persona con cui essere stabilmente felice.
Easter Parade è un romanzo in cui le vicende delle due protagoniste sono accompagnate pazientemente fino alla tragedia, ma non una tragedia rumorosa, non un destino comune per le due povere sorelle Grimes, semplicemente una serie di vicende, lutti, violenza, cuori spezzati, licenziamenti, tradimenti: tutto quello che può demolire una vita, senza fare parlare troppo di sé. Yates, a parte nell'incipit, non commenta le vicende di Sarah e di Emily: non condanna i tanti uomini sbagliati di Emily, né la sua prima esperienza sessuale con un soldato di cui non conosce neanche il nome, così come non prende le parti di Sarah quando Tony la picchia, nè commenta il comportamento dei loro figli al riguardo. L'America passa geograficamente e storicamente attraverso le vicende delle due, senza lasciare però troppi segni: New York, così come la California o le cittadine del New England ci sono; la Guerra mondiale, gli hippie il femminismo anche, però potrebbero anche non essere nominati perchè tanto le vicende dei personaggi sarebbe grosso modo uguali.
In tutto questo realismo c'è anche un piccolo spazio per i simboli, uno dei quali è proprio richiamato dal titolo: la parata di Pasqua è una festa per la quale Sarah e Tony, ancora profondamente innamorati, sono stati ritratti in abiti eleganti in una foto pubblicata addirittura su una rivista patinata. Questo è stato un vero momento di felicità, ma filtrato da due elementi che lo allontano dalla quotidianità: gli abiti eleganti indossati apposta per l'occasione e la foto patinata, in qualche modo dunque finta. Tuttavia l'episodio della fotografia non è calcato, il lettore gli dà tutto questo peso simbolico solo perché è richiamato dal titolo. L'altro forse non è neanche un elemento simbolico e magari mi sto sbagliando io dal si accompagna ad un finale non proprio speranzoso (Yates odiava il lieto fine): quando oramai la sua vita sembra non avere più appigli, Emily contatta per telefono uno dei figli di Sarah, Peter diventato un pastore della chiesa, ma questi non la porta sulla via della salvezza e non sappiamo se Emily riuscirà o vorrà vivere serenamente in compagnia del nipote oppure non reggerà il confronto con una famiglia felice e fuggirà. Il romanzo si chiude proprio con il suo invito a "a conoscere la famiglia"; cosa farà però Emily?
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