1. Oramai è da un paio di anni almeno che i commenti sui blog sono drasticamente diminuiti, spariti quasi direi.
    Non parlo solo della mia esperienza personale di questo blog, è così un po' ovunque, basta provare a cercare in giro sulle varie piattaforme (blogspot, wordpress sono le più diffuse dopo la chiusura di splinder) e si vedrà che i commenti sono veramente pochissimi anche su blog frequentati.
    Ieri è uscito un articolo su Wired che prova a dare una risposta al perchè "i commenti dei blog siano morti". Le motivazioni date dall'autore (la frenesia sui social network; le tantissime piattaforme su cui si può scrivere di un argomento, il lettore si perde tra esse; la moderazione dei commenti rallenta il dibattito)  mi convincono fino ad un certo punto. Non che non siano veri, in particolare penso che l'abitudine a leggere contenuti brevi e a commentare in maniera sintetica come avviene su Facebook abbia forgiato il modo di approcciarsi ad internet dei nuovi utenti, educati a mettere un mi piace o ad insultare (questo è più da Youtube) piuttosto che a partecipare ad un dibattito. Però a questo punto l'articolo spiega perché la gente non segua in maniera fedele un blog, ma non perché una volta arrivato sul blog non lascia poi un commento. Credo sia una questione di educazione comunicativa, oggi si commenta chi si conosce (Facebook), non l'estraneo che mi dà informazioni utili; in questo cambiamento di modalità di comunicazione credo che siano responsabili anche le piattaforme stesse. Anni fa era facile che, cercando la recensione di un concerto ad esempio, ci si imbattesse in blog di altri utenti, li si commentasse e questi rispondessero al commento. Adesso vedo che invece molti arrivano sul mio blog trovando quello che cercavano, ma nessuno scrive un commento...
    All'interno dello stesso Splinder inoltre la home page dava la possibilità di ricercare su altri blog e rendeva facile andare a curiosare. Questo oggi non succede più. 
    Probabilmente si tratta di uno dei tanti cambiamenti legati alla comunicazione via internet, ma cerchiamo di analizzare per bene questo fenomeno.



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  2. Questa non è proprio una recensione, più una serie di commenti sparsi su questo romanzo leggero che ho appena finito di leggere. 
    Non conoscevo Wodehouse, me ne ha parlato una collega e subito mi ha stupito il fatto di non conoscere un umorista inglese che scriveva storie di camerieri e di gente che si chiama Mr e Mrs. Il libro non è uno di quei testi che ti cambia la vita, né uno di quei libri che ti apre verso nuove forme di scrittura, no; è semplicemente un romanzo leggero con situazioni impreviste quasi ad ogni fine capitolo e conseguenti soluzioni nel capitolo successivo. Lo stile di Wodehouse è molto piacevole e credo proprio che lo scrittore per ragazzi Lemony Snicket (il cui vero nome è Daniel Hadler) si sia ispirato a lui per i giochi di parole e i tanti interventi del narratore. 
    Se vi piace l'atmosfera inglese di ricconi, maggiordomi, hobby, chiacchiere e galanterie allora leggetelo anche voi!
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  3. In Post Punk (1978-1984) Simon Reynolds ripercorre il periodo musicale nato subito dopo lo scossone alle regole dato dal punk; che per Reynold (che forse idealizza? Il dubbio che lui idealizzi le cose che più gli piacciono mi era già venuto leggendo Retromania) è stato l'ultimo periodo nel quale c'era sempre musica nuova da sentire e l'ascoltatore non era per nulla interessato ad andare a cercare, magari con nostalgia o comunque con senso di inferiorità, nella musica del passato.
    Il libro è molto corposo e ricco di informazioni, non avrebbe senso provare a riassumere il suo contenuto. Vi lascio le suggestioni che mi hanno colpito maggiormente.
    Il sintetizzatore ha dato la possibilità a molti gruppi di esprimersi senza troppe competenze tecniche e di sperimentare anche senza troppi costi, completando l'etica punk del DIY (do it yourself, fai da te, produci da solo il tuo disco).
    Il post punk inglese cercava spesso di allontanarsi dai classici suoni del rock americano, i gruppi del cosiddetto New pop (Spandau Ballet, Ultravox) accentueranno questa caratteristica.
    Il ruolo del manager e del produttore sono stati fondamentali per portare avanti le provocazioni ereditate dal punk: non solo Malcolm Mc Laren, ma anche Trevor Horn hanno volutamente cercato di costruire dei gruppi che creassero scandalo, in questo -aggiungo io- il pop di Lady Gaga è degno erede di alcuni germi ben presenti nel punk. 
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  4. Ogni tanto condividerò qui sul blog i miei ascolti preferiti di band italiane su Soundcloud; questa prima playlist inizia con Il terzo istante di cui non vi dirò altro per non annoiarvi (cercatevi gli altri post che ho dedicato a questo interessante gruppo torinese). 
    I successivi sono i Fuoriskema di cui propongo un provino: il loro rock è molto coinvolgente e pieno di idee (il brano si potrebbe sfrondare di una trentina di secondi almeno): tolte al cantante le "T" alla Marco Mengoni sarebbero ancora meglio. 
    Lamalareputazione sono più sicuri di sè (nel loro curriculum hanno anche un video con l'attore Francesco Paolantoni) e il ritornello di La folle corsa si fa cantare tranquillamente in coro.
    I Balzi del Mulo suonano in acustico, con chitarra, basso, sassofono e armonica finale: tra Tom Waits e Il teatro degli Orrori, le parti recitate si fondono ad un cantato caustico. Bravissimi.
    Continuiamo in acustico con La pietra muta di cui mi sarebbe piaciuto trovare più notizie sul web. Si rifanno molto ai CSI di In quiete e Linea Gotica, ma senza copiare calligraficamente.
    La conclusione la lascio per il progetto calabrese di Antonio Grosso e le muse del Mediterraneo e la loro rilettura (più) folk di un pezzo di Rino Gaetano.
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