Ho appena letto un articolo sul Corriere nel quale si parla di un possibile progetto di vendere il prodotto "Suor Cristina" all'estero, facendola cantare in inglese o spagnolo: ennesimo ragionamento che ci mostra come le case discografiche usino un personaggio per creare degli utili, senza curarsi della coerenza artistica. Si pensa che possa vendere bene e possa avere più visibilità in un altro mercato? Per fare questo deve cantare in un'altra lingua? No problem! Si impacchetta al meglio il prodotto e ok, amici come prima!
In realtà questo non è un caso isolato, i personaggi pop sono tutti -chi più chi meno -frutto di scelte precise e in questo caso la notizia non viene data, nè viene percepita, con tono polemico, ma semmai di orgoglio nazionale "guarda quanto siamo scemi qui in Italia che non scarichiamo il suo brano, all'estero magari funzionerà".
Dato il progetto della suora, direi che se accettasse le proposte di rendersi commerciabile per l'estero, la sua scelta possa essere condivisibile: l'ha detto subito che il suo fine è l'evangelizzazione.
Questo però deve farci riflettere: per lei la musica è un mezzo e non un fine, e dunque va bene rendersi disponibile per il maggior numero di persone possibile, però bisogna avere presente che chi fa questo tipo di scelte -qui mi ripeto -considera la musica come un mezzo, non un fine, non definiamoli musicisti allora...
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