1. Qualche tempo fa avevo intenzione di scrivere sulle occasioni di ascoltare musica in mezzo alla città. Ne venivo da qualche giorno a Londra dove avevo sentito una bravissima violinista suonare in una piazza rumorosa, con quasi nessuno ad ascoltare, avevo scritto degli appunti mentre la ascoltavo, ma poi non li ho riordinati. Spesso si sente poi di situazioni nelle quali famosi musicisti si esibiscono in luoghi affollati (sempre un violinista, a Washington) e di solito la reazione di fronte alla notizia è un banale "non sappiamo riconoscere la bellezza"; ecco, fermo restando che in effetti non sappiamo distinguere ciò che è bello da ciò che è famoso e altre considerazioni di estetica, la questione è anche e soprattutto un'altra, cioè che spesso non c'è proprio il tempo di fermarsi ad ascoltare! Guardate quei poveri pendolari del video, hanno altro da fare, anche sapendo che si sarebbe tenuto un concerto gratuito, non credo che avrebbero partecipato.

    Ma adesso arrivo all'occasione per cui sto scrivendo, che è ad un livello molto più basso: dalla classica al neomelodico, dai violini allo stereo a pile. Ieri pomeriggio davanti alla stazione di Genova Brignole c'era un gruppetto di quattro o cinque ragazzi che cantavano appassionatamente dei brani italiani che venivano fuori dal loro stereo, io ero lì perché molto prosasticamente stavo scaricando degli aggiornamenti del tablet con la rete wi-fi libera e già che c'ero ascoltavo. Erano di una bravura televisiva, fatta di note alte e di voce impostata, ma ci credevano veramente! Si sentiva che erano orgogliosi di quello che stavano offrendo, anche se poi in realtà solo un piccolo gruppetto di tamarri si è proprio avvicinato ad ascoltarli; tolti quelli che, come me, li ascoltavano facendo altro.
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  2. Diciamolo subito: Walk on the wild side non è uno dei capolavori della letteratura americana. I personaggi compaiono e scompaiono, i diversi episodi non sono armonizzati tra loro e alla fine non tutte le vicende hanno una loro conclusione. Eppure questo romanzo ha una grande forza, quella dei suoi personaggi che si muovono nel crudele sud degli Usa nei primi difficili anni che hanno seguito la Grande Depressione, gli anni del presidente Hoover non ancora quelli del nuovo corso di Roosevelt. In questo ambiente vince il più furbo, quello che si fa meno scrupoli. Per Dove, il protagonista del romanzo, non è né file né difficile sopravvivere: semplicemente deve farlo. Abbandona il Texas nel quale la vicenda stava iniziando a prendere la forma di un romanzo di formazione con tanto di conflitti con il padre e il fratello e iniziazione sessuale. Sui vagoni merci Dove conosce una ragazzina, che poi tradirà quando nel corso di una rapina lui riesce a scappare non curandosi di lei. Poi ci sono le truffe, tante truffe a uomini, donne, anziani, neri e infine le prostitute. Una buona parte del romanzo si svolge in Perdido Street, in un bordello nel quale Dove deflora una vergine per introdurla al mestiere, mentre le puttane litigano tra loro e il pappone le minaccia crudelmente, le picchia e le fa abortire. C'è anche spazio per l'amore verso Hallie,  una mulatta indipendente che divide il suo cuore tra Dove e Dockery, un gigante che in seguito d un incidente ha perso le gambe e si trascina mostruosamente su una piattaforma a rotelle. E poi c'è il carcere con i maniaci sessuali,  i matti e i tossici.
    La morale di questa passeggiata nel marcio dell'umanità è che ci sono due tipi di persone, come pensa Dove poco prima della sanguinosa scena finale. Ci sono quelli che stanno sullo stesso lato della strada dei perdenti, che riconoscono di essere loro simili e quelli che per stare con i vincenti schiacciano ancora d più chi è già a terra. Dove è stato entrambi i tipi di persona,  questo l'autore poteva dircelo più esplicitamente mentre riportava le considerazioni del protagonista; ma già lo abbiamo detto che la struttura del romanzo ha qualche pecca.
    Comunque sì: è da questo romanzo che Lou Reed ha preso l'idea per la sua Walk on the wild side.
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  3. AOR  significa Album Oriented Rock:  rock da paparini (è anche chiamato Adult Rock), musica con chitarre ma senza troppa aggressività, musica che si può ascoltare mentre si è in ufficio, dischi che tutti possono  ascoltare senza chiedere di abbassare il  volume, dal primo all'ultimo pezzo del disco senza saltarne nessuno.
    Musicalmente Songs of innocence è un buon disco di AOR; dal titolo del disco che richiama l'innocenza, dalla sua copertina così minimale e dal titolo della prima traccia che tira in ballo il punk dei Ramoes, si poteva immaginare un disco puro nei suoni, un ritorno alle origini senza l'eccessiva produzione degli ultimi lavori. E invece Song of innocence è un disco senza molto da aggiungere; con diversi suoni già sentiti e qualche stranezza che già al  secondo  ascolto si amalgama bene e si lascia ascoltare senza creare grossi problemi all'ascoltatore. La voce di Bono è un marchio di fabbrica ben riconoscibile e la chitarra di The Edge all'inizio di Iris scalpita come se non avesse ancora trovato quello che stava cercando; l'inizio di Every breaking wave ricorda molto da vicino quello di With or without you, forse il primo brano della band di Dublino ad avere un'abbondante produzione sui suoni di chitarra, e i primi 20 secondi di Volcano? sembrano usciti fuori da Achtung baby, con Adam Clayton che martella sapientemente le corde del basso e Bono che canta basso e quasi luciferino. Questo è anche, con il successivo Raised by wolves uno di quei pezzi che hanno un arrangiamento strano che si fa ben accettare senza troppo sforzo, un pezzo quasi eurodance per la sua struttura.
    Insomma, un disco da lasciare in sottofondo se ve lo siete trovato nella libreria di youtube o se lo avete scaricato, ma non un lavoro che possa lasciare grandi segni. 
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