La domanda che mi sono fatto quando l'Orso ha reso pubblico il primo
brano del suo nuovo corso, Giorni migliori,
è stata: ma è possibile in Italia fare musica indipendente senza
usare un sintetizzatore? Ho iniziato ad ascoltare la band proprio
perchè non ne faceva uso, i suoni dei loro primi ep e di conseguenza
del primo disco omonimo, erano acustici con un bel basso in primo
piano: insomma come i primi lavori dei Belle and Sebastian. È vero
che quando i riferimenti sono così palesi e la band vuole crescere,
ci si deve aspettare un'evoluzione: ma è possibile che tutte le
forme di evoluzione portino all'uso del sintetizzatore? E
poi ad un disco
con un titolo impegnativo
come Ho messo la sveglia per la rivoluzione,
non si può non dare
una possibilità!
Comunque ho
cominciato ad ascoltare l'album senza alcuna risposta a questa
domanda, ma con un gran rispetto per il gruppo e
ascolto dopo ascolto mi sono ritrovato tra le orecchie delle ottime
melodie e un uso consapevole dei nuovi strumenti messi in organico.
Emerge l'amore di Mattia Barro -mente del gruppo -per il rap, molti
brani sembrano sviluppati pensando alla parte strumentale come una
base su cui cantare o rappare o fare entrambe le cose insieme
(Post-it, Festa di merda, Quello che manca,
I buoni propositi).
Le composizioni più tradizionali per il gruppo sono le melodiche Il
tempo ci ripagherà, Giorni
migliori e L'estate
del primo bacio. Oltre
a questo c'è molto altro, soprattutto le chitarre in stile Cure e il
suono dei compagni di scuderia Lo stato sociale.
Il tema che il gruppo tocca anche
qui è l'amore, l'amore giovane, ma anche l'amore che finisce. I
riferimenti all'età sono ovunque: l'amore cambia col tempo e nel suo
cantare le proprie storie, l'Orso è sempre stato consapevole di ciò
(Il tempo passa per noi,
I nostri decenni,
Baci dalla provincia dal
disco precedente) e lo è ancora adesso, solo per citare qualche
frase: “non vorrei essere il primo a dirti che i tuoi vent'anni
sono già finiti”, “tornati ai quindici anni”, “camminavamo
per Milano quando ti ho raccontato dell'estate del mio primo bacio”.
Il tempo passa, le cose cambiano e ci si lascia, anche se ancora con
la speranza che poi lei possa tornare. I testi hanno una loro
originalità, una creatività un po' figlia del situazionismo di CCCP
e Lo stato sociale, un po' figlia delle frasi da Facebook e che a
volte cadono nella sdolcinatezza un po' twee
pop,
per usare una parola difficile.
Per tirare le somme: il disco
cresce di ascolto in ascolto, compratelo e sostenete Garrincha dischi
e chi fa musica indipendente in Italia, però io avrei comunque usato
meno sintetizzatori...
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