Ho
appena finito di leggere l'antologia La qualità dell'aria
che in realtà è uscita nel 2004. Non
l'avevo mai cercata, ma al momento
mi
incuriosiva leggere un'antologia di racconti italiani e poi la
Minimum Fax è una casa editrice che fa scelte che di solito mi
piacciono. Ho iniziato a leggere con le migliori intenzioni, nella
speranza di trovare delle belle prove di narrativa eppure di
piacevole non ho trovato poi
molto. Troppi
racconti hanno un tono didascalico-saggistico fastidioso, una
lezioncina data al lettore che è parente di una cultura dell'impegno
che però vedo molto vicina ad una cultura semplicemente
professorale. Mi riferisco soprattutto a Io
sarò Stato
di Antonio Pascale o a Hanno
arrestato i' Tuti con la tuta della teti sopra il tetto della Total
di
Elena Stancanelli che oltretutto non riesce a scegliere il tono per
il proprio racconto che parte leggero e poi naufraga nel didascalico
ma anche a La
sitauzione di
Ernesto Aloia. Il saggio si sposa con la narrativa? Era questa la
scelta? Ci può stare, per l'amor del cielo, forse che già Manzoni
non faceva lo stesso? Per non parlare di Borges! Ma qui non mi sembra
una scelta vincente, tante delle “Storie di questo tempo” le
avrei viste bene come reportages da rivista (Via
Merulana reloaded e altri luoghi scritti di Roma
o Le pietre di
Mosca o
ancora la passeggiata paesaggistica ma senza trama di La
città bambina).
Prima
ho scritto che erano “troppi” i racconti di questo tipo, è un
valore non quantitativo, mi correggerei dicendo “di troppo peso”,
sembra che un racconto che vuole raccontare l'attualità debba essere
per forza istruttivo nei confronti del lettore, dargli verità sul
nostro passato che forse non conosce, magari a qualcuno piace questo
tipo di letteratura, a me no.
Riescono
meglio a fare entrare la storia Millenovecentonovantadue
e
l'inverosimile Un
muro di televisori.
I racconti che invece mi hanno convinto sono stati l'iniziale Manuale
per ragazze di successo
di
Paolo Cognetti in
cui la storia è portata avanti dalle regole che fanno da titolo alle
varie fasi e
il fumetto Il
maiale di
Riccardo Falcinelli e Marta Poggi ma anche Il
Budda delle anfetamine di
Tommaso Pincio. Non sto qui a citare gli altri testi, questa non
vuole essere una recensione puntuale di tutto il libro ma delle
impressioni. Se lo consiglierei? Diciamo che c'è del buono qua e là,
ora che sfoglio il volume ritorno anche a dare un occhio ai titoli
che non ho citato esplicitamente e che comunque meritano di essere
letti. Diciamo che sì dai, potete anche leggerlo La
qualità dell'aria,
che è poi un po' uno spaccato della nostra Italia con la sua
capacità di deludere e di provare a galleggiare con idee più o meno
buone.
Oramai è da un paio di anni almeno che i commenti sui blog sono drasticamente diminuiti, spariti quasi direi.
Non parlo solo della mia esperienza personale di questo blog, è così un po' ovunque, basta provare a cercare in giro sulle varie piattaforme (blogspot, wordpress sono le più diffuse dopo la chiusura di splinder) e si vedrà che i commenti sono veramente pochissimi anche su blog frequentati.
Ieri è uscito un articolo su Wired che prova a dare una risposta al perchè "i commenti dei blog siano morti". Le motivazioni date dall'autore (la frenesia sui social network; le tantissime piattaforme su cui si può scrivere di un argomento, il lettore si perde tra esse; la moderazione dei commenti rallenta il dibattito) mi convincono fino ad un certo punto. Non che non siano veri, in particolare penso che l'abitudine a leggere contenuti brevi e a commentare in maniera sintetica come avviene su Facebook abbia forgiato il modo di approcciarsi ad internet dei nuovi utenti, educati a mettere un mi piace o ad insultare (questo è più da Youtube) piuttosto che a partecipare ad un dibattito. Però a questo punto l'articolo spiega perché la gente non segua in maniera fedele un blog, ma non perché una volta arrivato sul blog non lascia poi un commento. Credo sia una questione di educazione comunicativa, oggi si commenta chi si conosce (Facebook), non l'estraneo che mi dà informazioni utili; in questo cambiamento di modalità di comunicazione credo che siano responsabili anche le piattaforme stesse. Anni fa era facile che, cercando la recensione di un concerto ad esempio, ci si imbattesse in blog di altri utenti, li si commentasse e questi rispondessero al commento. Adesso vedo che invece molti arrivano sul mio blog trovando quello che cercavano, ma nessuno scrive un commento...
All'interno dello stesso Splinder inoltre la home page dava la possibilità di ricercare su altri blog e rendeva facile andare a curiosare. Questo oggi non succede più.
Probabilmente si tratta di uno dei tanti cambiamenti legati alla comunicazione via internet, ma cerchiamo di analizzare per bene questo fenomeno.
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