Entrando in contatto
con qualcosa che emozioni, un paesaggio, un'opera d'arte, una storia, capita di
guardare ammirati e chiedersi "come posso essere parte di ciò? Cosa posso
fare io per rendere anche gli altri partecipi di questa sensazione?" Quando
poi a dare queste emozioni è un libro non tradotto in Italiano, un libro che
riesce a dare un tocco di umanità e di fiducia in Qualcosa di alto pur
raccontando episodi storici terribili, ecco che la domanda diventa quasi una
necessità. Devo scrivere qualcosa per trasmettere lo spirito del libro anche a
chi non lo leggerà mai.
Hasidic tales of the
Holocaust è una raccolta di episodi inerenti l'Olocausto raccolti e rielaborati
a partire da interviste e conversazioni dalla storica Yaffa Eliach. Sono storie
reali, ma sono anche storie chassidiche: vicende esemplari che danno una lettura
religiosa piena di speranza su ciò che narrano. Per semplificare (e me ne
scuso): il Chassidismo è un movimento dell'ebraismo nato in Polonia nel XVIII secolo e sviluppatosi
soprattutto nell'est europeo; esso dà grande peso alla mistica e alla santità
di grandi uomini (gli zaddiq). Soprattutto, quello che qui colpisce è la
fiducia nell'umanità e in Dio che traspare dalle vicende narrate. I testi
raccontano di pratiche orribili: delle selezioni, delle azioni nei villaggi e
nei ghetti, delle marce della morte, ma chi racconta è sopravvissuto e ha
sempre un buon insegnamento dietro alla propria vicenda. In "Rudolf Haas
is human!" il piccolo Zvi è scioccato dalla violenza del comandante del
campo di Bergen Belsen, ma qualcosa cambia quando lo vede correre impaurito,
ancora non completamente vestito, vedendo passare sopra la sua testa i
bombardieri inglesi: allora i tedeschi sono umani e possono perdere la guerra!
A chi mai verrebbe in mente una osservazione del genere quando si è
terrorizzati dalla violenza?! Eppure è questo lo spirito che è dietro a tante
testimonianze del libro: tutti siamo umani e dunque soffriamo ma possiamo anche
essere capaci di grandi cose e farci toccare il cuore; vari sono gli episodi
nei quali i tedeschi sono stupiti dalla fede degli chassid e per questo li
risparmiano, se non addirittura chiedono ai rabbini di pregare per loro tutti.
Spesso sono i sogni a farsi portavoce di un destino di salvezza (molti sono i
morti, il libro non sottovaluta mai le atrocità e la morte, ma la voce che
prevale è quella di chi sopravvive) in testi che ricordano le storie di
miracoli che anche la tradizione cattolica conosce bene. La forza della Fede spesso spinge i prigionieri a digiunare nei giorni prescritti, rischiando le punizioni delle guardie del campo oltre che la denutrizione, ma la ricompensa sarà la salvezza dalla prigionia.
Il libro racconta vicende ambientate in Polonia, Ucraina, Cecoslovacchia e Ungheria negli anni che vanno dal '39 (per la Polonia) per poi percorrere lo sviluppo delle vicende dopo l'attacco tedesco all'Unione Sovietica che segna un aggravarsi della situazione per i molti ebrei che abitavano in territori dove la popolazione locale era spesso ostile, fino ad arrivare ai racconti della Liberazione e a vicende avvenute anni dopo, quando i protagonisti tornarono a condurre la propria vita cercando una qualche forma di normalità.
Oltre a queste poche e non esaurienti righe, nei prossimi giorni proverò a pubblicare la traduzione di alcuni testi.
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