È seduto in uno dei posti da quattro, quello vicino al finestrino nella direzione di viaggio, il posto che prende chi arriva quando il treno è semivuoto. E infatti sono poche le persone che viaggiano verso il centro di Genova alle 10 del mattino, perciò anche se è salito a Genova Sestri Ponente- Aeroporto che è a più di metà del tragitto, più di metà carrozza è vuota. Meglio così, perché gli serve tutto lo spazio che ha a disposizione dal momento che davanti a sé ha un trolley grosso, non uno di quelli delle dimensioni di un bagaglio a mano. Lo ha comprato una settimana prima ed è ancora quasi nuovo; il suo grigio brillante è appena scalfito in seguito ad un incidente con il cameriere dell’albergo a 4 stelle di Palma di Maiorca dove erano andati. Non se l’aspettava una vacanza a metà aprile, ma ha colto l’occasione appena l’ha vista realizzabile.
In una normale serata di lavoro, Mario aveva accettato una proposta da Serena al bar dove lui lavorava tre sere a settimana. Un bar in Corso Italia, a Genova, di quelli dove mettere un cocktail a un euro in più non è un problema, con i clienti giusti. Si vedeva che Serena era una strana, una che vuole divertirsi ma al primo problema molla lì tutto. Stava con un calciatore, un ragazzino che doveva ancora imparare a usare i tanti soldi a disposizione. Ma lei non se ne stava approfittando. Era già esperta nel gestire i tanti soldi a disposizione perché era figlia di un dirigente di una compagnia di traghetti. Una coppia omogenea se si fosse guardato solo ai portafogli. Purtroppo per loro però erano omogenei anche nella poca fedeltà e fu così che in quella sera Serena si ricordò delle ultime scappatelle del fidanzato, bevve due Negroni di troppo e invitò Mario a fare una vacanza insieme, solo per conoscersi meglio. Lei era una cliente abituale del locale, da sola o in coppia si fermava spesso al bancone. Inoltre era la cugina di un compagno del liceo di Mario. Insomma, sconosciuta al punto giusto da essere intrigante. Mario era ben disponibile a partire, ma non aveva un bagaglio adeguato e dunque aveva dovuto comprare un trolley subito, il mattino dopo, prima di partire nel pomeriggio. Il volo e l’albergo erano già stati prenotati: Serena sarebbe dovuta andare con una sua amica, ma senza troppi problemi quando aveva fatto la proposta al barista aveva subito telefonato alla sua amica Chiara per comunicarle che aveva un altro compagno di viaggio. Alle 8 del mattino Mario era davanti al centro commerciale della Fiumara, ancora chiuso, per comprare un trolley e dei vestiti adeguati a una settimana dalle Baleari. Non voleva fare una brutta figura, aveva poche ore per preparare tutto e non si era neanche ricordato che i negozi avrebbero aperto solo alle 9. Non aveva faticato per farsi cambiare il turno e prendere ferie: appena aveva raccontato dell’invito, i suoi colleghi si dimostrarono subito d’accordo sul fatto che non potesse perdere questa occasione.
È abbronzato in viso, ma non si è scottato. È riuscito a mantenere una abbronzatura uniforme anche sul resto del corpo, anche se non si vede. L’albergo che Serena aveva prenotato aveva una piscina da 25 metri e un solarium nel caso gli ospiti avessero voluto l’abbronzatura con qualunque condizione meteorologica. Loro non ne ebbero bisogno perché trovarono sempre sole e caldo. Appena scesi dall’aereo, alleggerirono il loro abbigliamento lasciandosi solo una felpa leggera sulla maglia a maniche corte, e per tutto il resto del soggiorno non ebbero quasi mai bisogno di mettere uno strato in più. Mario aveva sperato che il viaggio includesse del sesso, ma lei gli fece subito capire che lui era lì per sostituire l’amica e non il fidanzato ma nonostante questo Serena si rivelò comunque una piacevole compagna di viaggio. Prendere il sole sul bordo della piscina, chiacchierano della bella società genovese era un’attività a cui si dedicavano volentieri, tra una nuotata e un cocktail. Serena si concedeva spesso dei soggiorni di questo tipo e non aveva fretta di trovare un lavoro finché le cose andavano bene per i suoi.
Da come guarda le foto sullo schermo del telefono si capisce che è stata una settimana piacevole, ha un grande sorriso che si delinea chiaro, muovendo la linea dei baffi e scorrendo il dito non passa mai meno di dieci secondi a contemplare ogni immagine.
Non aveva mai fatto sci d’acqua, per cui quando lei glielo propose, il primo giorno di mare, rifiutò preferendo rimanere sul motoscafo a fotografare lei, che invece si era dimostrata a suo agio con la velocità e gli schizzi d’acqua. Avevano visitato le altre isole dell’arcipelago e quando avevano cenato a Minorca, lei, raccontandogli dei suoi programmi per l’estate, si era fatta prendere dall’entusiasmo, gli aveva preso la mano e gliel’aveva stretta, dandogli l’impressione che potesse esserci spazio anche per lui nelle isole dell’Egeo e magari con un ruolo diverso. Quando Marco aveva proposto di farsi fare una foto al tramonto lei aveva sospirato un po’ troppo prima di acconsentire, ma dal sorriso di entrambi non si percepiva alcuna tensione. Poi i tramonti, le albe, le colazioni in albergo e le tante foto di lei con un due pezzi rosso che seguiva in maniera armoniosa le sue curve, lasciando libera tutta quella pelle già abbronzata. Ma Marco non avrebbe inventato storie troppo inverosimili sul loro soggiorno. Serena chiacchierava spesso anche con gli altri suoi colleghi e sarebbe stato fin troppo facile smascherarlo e pregiudicare ogni esperienza futura. Mario aveva il presentimento che la ragazza fosse una di quelle che aspetta solo il minimo pretesto per litigare e troncare i rapporti. Doveva stare molto attento e trovare il giusto modo di mantenere la complicità con lei.
La camicia che indossa è una di quelle da turista, di cotone bianco, a mezze maniche. Si vede che è stropicciata e macchiata, sopra ha messo solo il giacchino pesante. Arrivato all’ultimo giorno della vacanza, si era reso conto di non aver portato abbastanza vestiti; la valigia era stata riempita di regali da portare agli amici e l’unica maglia vagamente presentabile era stata oramai utilizzata per proteggere una bottiglia di vino stipata nel bagaglio. Rimaneva la camicia bianca che aveva comprato ad un mercatino due giorni prima; l’aveva usata solo una sera, quando avevano ballato con una comitiva di inglesi ubriachi di birra già dalle sei di sera. Lui aveva ballato a petto nudo, lei con un costume a pailettes. La camicia era rimasta appoggiata in maniera frettolosa su una sedia del disco-pub. Era la cosa più improbabile ma meno sporca che avesse con sé al momento di fare il bagaglio per tornare in Italia. Mentre stava finendo di abbottonarla un inserviente dell’albergo aveva bussato con violenza alla porta della camera per comunicare che il taxi che li avrebbe portati in aeroporto era giù che aspettava. Mario chiuse velocemente la valigia e quasi la tirò al cameriere, facendola scorrere sulle piccole ruote. Per dispetto o per distrazione, il cameriere non fu abbastanza reattivo da riuscire a sollevarla mentre era ancora in movimento e così il trolley si rigò leggermente contro uno spigolo del letto.

Ha gli occhiali a specchio che coprono due occhi arrossati e poco aperti, che non vogliono ancora chiudersi ma che non vedono l’ora di farlo in una situazione di relax. Prima del doppio volo da Palma de Maiorca a Barcellona e da Barcellona finalmente a Genova, c’era stata una lunga notte di isteria, nella quale Serena aveva parlato delle modelle che il fidanzato frequentava quando era con la squadra, del senso di colpa che la colpiva ogni volta che parlava di lavoro e della sua amicizia particolare con un’amica d’infanzia. Mario aveva controbattuto con storie divertenti su alcuni clienti del bar, con lo scopo di ammorbidire la discussione e dare alle scappatelle una dimensione più goliardica, ma ben presto gli fu chiaro che la strategia era sbagliata e lei non aveva alcuna voglia di ascoltare. Voleva solo scaricare, come una nuvola gonfia d’acqua, tutti quei pensieri che non voleva riportare a Genova e che non era riuscita a lasciare sulle isole nelle belle giornate di vacanza. Poco dopo l’alba, prima di spostarsi verso l’aeroporto, la furia si era calmata e aveva telefonato al fidanzato, rilassata e con un tono di voce stranamente riposato dopo la notte insonne: lui sarebbe venuto a prenderla all’aeroporto di Genova e Mario, ovviamente sentendosi di troppo, la tranquillizzò dicendo che sarebbe tornato senza problemi in treno. In effetti non era neanche molto felice all’idea di dover condividere il viaggio anche con lui, Serena era stata vaga nel dire cosa il fidanzato sapesse del cambiamento dell’ultimo momento.
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Oramai è da un paio di anni almeno che i commenti sui blog sono drasticamente diminuiti, spariti quasi direi. Non parlo solo della mia esperienza personale di questo blog, è così un po' ovunque, basta provare a cercare in giro sulle varie piattaforme (blogspot, wordpress sono le più diffuse dopo la chiusura di splinder) e si vedrà che i commenti sono veramente pochissimi anche su blog frequentati. Ieri è uscito un articolo su Wired che prova a dare una risposta al perchè "i commenti dei blog siano morti". Le motivazioni date dall'autore (la frenesia sui social network; le tantissime piattaforme su cui si può scrivere di un argomento, il lettore si perde tra esse; la moderazione dei commenti rallenta il dibattito)  mi convincono fino ad un certo punto. Non che non siano veri, in particolare penso che l'abitudine a leggere contenuti brevi e a commentare in maniera sintetica come avviene su Facebook abbia forgiato il modo di approcciarsi ad internet dei nuovi utenti, educati a mettere un mi piace o ad insultare (questo è più da Youtube) piuttosto che a partecipare ad un dibattito. Però a questo punto l'articolo spiega perché la gente non segua in maniera fedele un blog, ma non perché una volta arrivato sul blog non lascia poi un commento. Credo sia una questione di educazione comunicativa, oggi si commenta chi si conosce (Facebook), non l'estraneo che mi dà informazioni utili; in questo cambiamento di modalità di comunicazione credo che siano responsabili anche le piattaforme stesse. Anni fa era facile che, cercando la recensione di un concerto ad esempio, ci si imbattesse in blog di altri utenti, li si commentasse e questi rispondessero al commento. Adesso vedo che invece molti arrivano sul mio blog trovando quello che cercavano, ma nessuno scrive un commento... All'interno dello stesso Splinder inoltre la home page dava la possibilità di ricercare su altri blog e rendeva facile andare a curiosare. Questo oggi non succede più.  Probabilmente si tratta di uno dei tanti cambiamenti legati alla comunicazione via internet, ma cerchiamo di analizzare per bene questo fenomeno.
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