Martedì verso le 12 ero a mettere l'acqua alle piante in casa di mia mamma. Mentre riempivo le bottiglie ho dato uno sguardo su Facebook, un mio contatto aveva scritto che era caduto un ponte dietro Sampierdarena, consigliava di non prendere l'autostrada; nessun tono allarmistico: sono passato oltre, quando piove capita spesso che alcune strutture diventino inagibili.
Qualche minuto dopo un mio amico scrive su Whatsapp che è crollato il ponte Morandi, ma il nome mi dice poco. Alla mia richiesta di chiarimenti arriva una foto; una foto da non crederci. Era il ponte dell'autostrada, o meglio un vuoto dove c'era parte di quel ponte. Ci metto un po'  a capire; quando succedono cose così grandi la prima impressione è che sia strano che attorno a me non ci siano altri segni di questa tragedia. Le piante sono ancora sul balcone, i rumori sulle strade di Voltri sono ancora gli stessi, nulla sembra essere cambiato a parte quella foto. Credo che sia perché una cosa così grande non ci si aspetta che possa succedere. Una macchina può cadere da un ponte, può anche succedere una rapina al supermercato davanti casa, ma un ponte intero non può cadere, sarebbe come se dicessero che è crollato il Colosseo: come fa il mondo attorno a continuare a ruotare dopo una cosa del genere? Eppure è successo. Minuto dopo minuto diventa più chiaro.
Chi non conosce Genova chiede ai genovesi se ci siano mai passati sopra mentre chi abita qui ha scritto sui social network che sul ponte in quel momento tutti eravamo lì, ed è vero. La città è in lutto per essa stessa, ci vorrà del tempo per capire cosa fare adesso senza quel ponte, come muoversi, come continuare normalmente le nostre vite.
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